martedì 10 marzo 2009

5° Cerchio

Il vuoto

La pioggia cade repentina, bagna tutto. Osservi, sei con le orecchie tese per captare ogni minimo sospiro di chi ti insegue; di chi ti scruta con occhi diversi per la strada; di chi ti affianca nel vicolo e incomincia ad alzare il passo per la paura; di chi vedendoti girare in tondo si volta, una volta, due volte e poi va.

Piove dal cielo come dai tuoi occhi, sull’erba ormai zuppa, su di una lattina, su di un sacchetto azzurro che diventa il tuo nuovo compagno di viaggio per via del vento.

Piove, piangi, quella lacrima di dolore che ti si disegna sulla guancia come se fossi un Pierrot.

Ti serve un passaggio?

Tiri su col naso e con voce flebile senza nemmeno pensarci un millesimo di secondo, rispondi di no.

Appena sei un po’ più avanti ti lasci andare ad un misero “grazie” schiarendo la voce.

Porti le mani dietro la nuca e lentamente ti copri il capo con il cappuccio della felpa ormai fradicio.

Fa freddo, le mani si sono ghiacciate, tiri ancora su col naso e sputi quella biascia sulla breccia con ribrezzo.

Accendi una sigaretta, ti diverti a soffiare cerchietti e a veder come scompaiono nell’aria trafitti da mille spine.

Inspiri, ma queste boccate le senti veramente come scendono … un virus letale che ti divora piano piano.

Ti fermi, riprendi, ti fermi ancora. Non sai dove andare ma sai soltanto che, vuoi evitare ogni tipo di contatto con gli esseri viventi, evitando ogni tipo di riparo dalla pioggia.

Non puoi rimanere fermo, ti stanno cercando, sei costretto a cambiare destinazione e a non percorrere strade troppo lunghe.

Ti siedi su di una scalinata, immobile ascolti il silenzio con lo sguardo fisso nel vuoto e la mente libera da ogni tipo di problema e realtà.

È tutto così vuoto e noioso, piove, luce, buio, non piove, bagnato, asciutto, auto le cui gomme stridono sull’asfalto insaponato ricordandoti delle urla di dolore.

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