sabato 7 novembre 2009

Un capello sulla mia fantasia

Era l'ennesima battuta di caccia, ben 16 ore di delirio, non mi era capitato prima d'ora.
L'idea che qualcuno amasse correggere i miei cocktails con qualche sonnifero non l'avevo mai esclusa, anche se non sarebbe mai stato possibile.
Quando ordinavo qualcosa da bere rimanevo li a fissare il barista che riempiva il mio bicchiere e una volta finito tra le mie mani, non lo posavo mai prima di averlo bevuto tutto, fino all'ultimo goccio.
Uscivo dal locale e mi poggiavo su una di quelle sedie in plastica molliccia che ti squadrano il culo a righe e la schiena a sbarre.
Il caos attorno, cellulari che squillavano, il ragazzo della sporcizia che raccoglieva i vetri residui di un bicchiere frantumato sul marciapiede, sguardi, voci e fazzoletti imbevuti di bave struscicati sulle labbra di chi beveva e si deliziava l'apparato visivo a guardare le solite troie.
Chi si grattava il pacco, potevi anche sentire il ruvido contatto tra le unghia e il jeans appena stirato.
La compagnia parlava di ferie, mete da sogno, di tatuatori e delle loro opere pittoresche.
Io lì, ancora con la mano incollata a quel bicchiere, che mi chiedevo se fosse sempre lo stesso o se senza accorgermene riuscii ad infiltrarmi e chiederne un altro.
Ascoltavo tutto e niente ma riuscivo a vedere il cervo che parlava con Michele Gassman, li sentivo, il primo chiedeva all'altro su come facesse a bere il Glen Grant mentre il secondo rispondeva " Sono solo cazzi miei".
George Clooney soffiava sulla coda dell'animale per farlo spostare, voleva poggiare un gomito sul bancone per chiedere il suo Martini con l'oliva stuzzichina.
Mi accarezzai la fronte pensando che fosse venuta sete anche a una delle solite zanzare spiquadores, ma invece, era un mio capello?

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